Non si è aperta all’insegna dell’ottimismo la visita a Pechino di Macron e Von der Leyen. Il protocollo è quello delle grandi occasioni, con la magniloquente accoglienza in Piazza Tienammen, ma gli sforzi della diplomazia nascondono a fatica l’esistenza di problemi “complessi” (secondo l’aggettivazione di Xi). Indubbiamente Europa e Cina hanno interesse a rafforzare i rapporti politici e commerciali. Di mezzo però c’è la guerra di aggressione della Russia, con le grandi tensioni che genera a livello planetario.
“La situazione internazionale è complessa e mutevole, la crisi in Ucraina è lunga e difficile da risolvere, la ripresa dell’economia mondiale dopo la pandemia è insufficiente”, è il quadro del leader cinese, citato dall’emittente televisiva statale China Central Television. La Cina e l’Europa, dal suo punto di vista, “dovrebbero aderire al dialogo e alla cooperazione, mantenere la pace e la stabilità nel mondo, promuovere lo sviluppo e la prosperità la e il progresso della civiltà umana e unirsi per affrontare le sfide globali”.
È un linguaggio che fa intravedere il desiderio di Pechino per una soluzione a breve della crisi ucraina, come pure la consapevolezza di non avere la leva giusta per convincere la Russia a mettere fine alle operazioni belliche. Non a caso, nelle stesse ore, da Mosca arrivano messaggi che gelano le speranze di una conversione di Cremlino sulla via dell’armistizio. Sembra insomma di capire che giocare la carta cinese – ammesso sia possibile – non assicura lo sblocco della crisi.
La pace passa ancora lungo l’asse Mosca-Washington. Xi non ha gli strumenti per piegare Putin, né Macron per indurre Xi a superare le tensioni con gli USA, così da mettere in campo una solidarietà a tre – Cina, Usa ed Europa – capace di innescare un virtuoso processo pacificatore. Ecco perché l’Italia, se determinata a far valere con intelligenza il suo storico e fecondo euro-atlantismo, viene a trovarsi in posizione utile allo sviluppo di una iniziativa politica e diplomatica, coltivando nel solco dell’amicizia con l’America una tenace ricerca del dialogo tra Est e Ovest.
E mi viene in mente Moro…