Cresce la preoccupazione sui fondi del Pnrr. Scopriamo all’improvviso che i progetti non ci sono o sono inadeguati o non rientrano nel programma straordinario. Il Ministro Fitto ha lanciato l’allarme, i mass media hanno acceso microfoni e riflettori, partiti e sindacati hanno alzato la voce. Alla Meloni non sfugge che scivolare sull’attuazione del Pnrr significherebbe decretare il fallimento del (suo) governo, con la conseguenza di una crisi incontrollabile dell’attuale maggioranza. Dunque, la fibrillazione è massima. Si cerca di capire quale debba essere il metodo per reimpostare l’azione ministeriale, sapendo che una nota dolente viene dal disagio del mondo del lavoro.
Una volta tanto mi trovo d’accordo con il segretario generale della Cgil. “Pensiamo che il Piano di ripresa e resilienza – ha spiegato ieri Landini – sia per il nostro Paese una opportunità irripetibile e che, quindi, non possiamo permetterci di non investire e di non realizzare i progetti presentati”. E poi ha aggiunto: “È evidente che siamo di fronte al rischio di un ritardo. C’è una discussione aperta tra il governo e l’Europa per ridefinire anche quei progetti e, banalmente, di tutto questo non siamo ancora stati coinvolti. Quindi, il messaggio è che c’è il bisogno che il governo convochi le parti sociali, che si faccia una discussione vera anche per ragionare su quali possono essere le modifiche da apportare, ma per poter realizzare quegli obiettivi che non possono essere allungati”. Il messaggio del sindacato più a sinistra ha un fondamento d’indiscutibile verità: bisogna riattivare la concertazione.
Faccio tuttavia osservare che non si tratta di cambiare metodo, ma di guardare in faccia la realtà… per non rimanere impigliati nei giochi di luce della politica spettacolo. Se si parla di strozzature e colli di bottiglia, puntando il dito soprattutto sui nostri Comuni, in sostanza dicendo che sono inadempienti, si parla una lingua che nomina gli effetti e non le cause profonde del fenomeno. Ho fatto il Sindaco molti anni fa, non ancora trentenne, e da quel tempo molte cose sono cambiate. Le regole fondamentali non sono però cambiate. Ora, se non si mettono i Comuni nella condizione di gestire un equilibrio finanziario che contempli l’enorme sforzo determinato dal carico degli investimenti, gran parte del castello del Pnrr viene giù.
In conclusione, bisogna riprendere a investire sul metodo della concertazione con le parti sociali e bisogna altresì operare perché, sul fronte della massiccia spesa locale, sia consentito davvero ai Comuni d’investire, rivedendo i vincoli di bilancio. Non è tutto, ma è buona parte del problema del Pnrr.