Disperdersi in commenti di ‘varia umanità’ non è molto utile sul piano politico. C’è chi scivola sul questa buccia di banana. Riconosco l’utilità di un ‘sorvolo’ intelligente e assiduo sui fatti della vita – in specie della vita democratica – ma non bisogna esagerare. Che dire, esagera Casini? Oggi, sul Fatto Quotidiano, arriva a paragonare Elly Schlein a Benigno Zaccagnini. Sarei molto cauto, a riguardo.
Resto invece dell’avviso che questo sia il tempo di pensieri forti. Bisogna pensare la politica, non limitarsi ad osservarla con un pizzico di compiaciuto scetticismo. Se è vero che siamo di fronte a un’epoca di cambiamento – e non voglio abusare di una citazione legata a discorsi papalini – dobbiamo ‘fare il punto’ sul nostro necessario cambiamento.
Noi chi siamo e come dobbiamo cambiare? Una volta stabilità l’appartenenza, – in questo caso essa riguarda il grande filone storico del popolarismo d’ispirazione cristiana – l’interrogativo si scioglie in un impegno: dobbiamo cambiare per non vedere morti i nostri ideali.
Oggi ad essere invecchiato è il bipolarismo che rendeva subalterno il centro; quel bipolarismo, iniziato con Prodi e Berlusconi, non c’è più; al suo posto, con l’emergere di una contrapposizione più radicale tra destra e sinistra, il bipolarismo s’irrigidisce oltre misura e restituisce per ciò stesso spazio abbondante a un centro rinnovato. Questa consapevolezza deve guidare i nostri passi.
Poi, certo, vale l’obiezione di quanti ci richiamano al dovere di pensare ‘cose nuove’ – una grande enciclica di fine ‘800 s’intitolava proprio ‘Rerum novarum’ – e anche di questo dobbiamo massimamente tenere conto. Non si torna mai indietro, specie in politica. L’importante però è la genuinità di un nuovo approccio politico, per dare conto di una giusta fedeltà alla storia del cattolicesimo democratico.
La pubblica opinione non ci chiede di apparire diversi, ma di essere per parte nostra, in questo sforzo di rinnovamento, diversi dal cliché di una politica camaleontica, opportunistica e infine irresponsabile. Il consenso si guadagna con il tempo, a patto che sia un tempo speso bene, senza fare i manichini di un potere purchessia.