I Servizi segreti americani lanciano l’allarme, è possibile la ripresa del populismo in Europa, come anche in altre parti del mondo. “I partiti populisti di tutto lo spettro politico –  probabilmente approfitteranno dell’inflazione e degli alti prezzi dell’energia per aumentare il loro sostegno in almeno alcune elezioni nazionali e subnazionali durante il prossimo anno e rendere i governi, anche quelli in cui non sono rappresentati, più cauti sulla liberalizzazione della migrazione o sul commercio”. Questo si legge nel rapporto annuale di valutazione delle minacce redatto dalla comunità d’intelligence Usa.

Invece noi pensiamo, da un po’ di tempo a questa parte, che lo spettacolo della demagogia e del populismo sia ormai ai titoli di coda. Può darsi, in effetti, che sotto la cenere bruci ancora qualche tizzone. Dobbiamo affinare la nostra capacità di discernimento. L’Italia da troppi anni subisce violente oscillazioni, per fortuna senza danni irreparabili per l’impianto politico e istituzionale. Bisogna guardarsi intorno e fare attenzione, non possiamo distrarci dal pericolo di vecchie o nuove forme di populismo.

Allora, quando si dice Centro, per auspicarne evidentemente la crescita, altro non si dice se non che passa per questo spazio della politica la speranza di una vita democratica al riparo da pericoli di convulsioni protestare, estremismi di pensiero e di prassi, inclinazioni al facile demagosismo. Sotto questo aspetto, il Centro è lotta e vitalità, non passiva accettazione del reale. E per essere il “nemico numero uno” del populismo, deve costituirsi e proporsi come un  Centro da cui irradia una nuova energia di libertà e democrazia. Vogliamo crederci.